Argo, un incrocio indefinibile di taglia
medio grande a pelo lungo e bruno con sfumature grigie, indice
della sua avanzata età, viveva in città con
il proprio padrone, un anziano signore vedovo e solo.
Spesso facevano lunghe passeggiate, il padrone sapeva di possedere
un cane avanti con l'età e, quando si spostava in bicicletta,
teneva un'andatura che permettesse ad Argo di seguirlo da
vicino senza stancarsi. Vivevano in simbiosi, entrambi bisognosi
d'affetto e di compagnia, entrambi senza grandi esigenze.
Un giorno d'estate, nonostante il sole torrido, si recarono
al cimitero dove il padrone pregava quotidianamente sulla
tomba della moglie defunta. Come sempre Argo aspettava fuori
dell'ingresso del cimitero, accanto alla bicicletta del padrone,
in attesa che lo raggiungesse per tornare
verso casa. Purtroppo quel giorno, anche a causa del sole
cocente, l'anziano aveva avuto un malore e venne soccorso
dai presenti che chiamarono un'ambulanza. Argo assistette
a tutto quel trambusto di persone che si affannavano a soccorrere
il suo padrone, senza rendersi conto di essere coinvolto direttamente
nella vicenda. Qualcuno spostò la bicicletta di qualche
metro per evitare che ingombrasse ed Argo la seguì.
Naturalmente, i soccorritori ed i curiosi presenti, non potevano
sapere che quell'anziano signore era giunto al cimitero in
compagnia di un cane perciò nessuno badò a lui.
Argo, non era preoccupato e, nonostante il trascorrere del
tempo, non si allontanava dalla bicicletta, rimanendo in costante
attesa del suo padrone che, come al solito, sarebbe tornato.
Passavano le ore, la gente che andava e veniva era del tutto
scomparsa, qualcuno aveva chiuso i cancelli del cimitero,
e lui era rimasto solo in attesa del suo amato padrone che
per il momento non sarebbe tornato.
Scese la sera e poi la notte, di solito a quell'ora erano
già a casa da un pezzo, il padrone guardava la televisione
e lui coricato ai suoi piedi sonnecchiava in attesa di spostarsi
in camera da letto dove passava la notte. Aveva già
superato l'ora del pasto serale, il suo orologio biologico
l'aveva avvertito per tempo ma, non aveva modo di lamentarsi,
per il momento aveva un altro compito da assolvere, aspettare
il suo padrone. Nel frattempo il suo padrone era in ospedale,
non aveva ripreso conoscenza ed i medici, avevano chiamato
i parenti che vivevano in un'altra città.
La notte non era fredda e passò in fretta. Al mattino,
rincominciò il via vai di gente che entrava ed usciva,
qualcuno lo aveva notato e l'aveva anche accarezzato, non
era strano che lui si trovasse li, altra volte era stato notato
in attesa del padrone. Un'altra giornata assolata era passata,
aveva fame e sete, ma la cosa più importante era non
allontanarsi dalla bicicletta, il padrone sarebbe potuto tornare
e non trovarlo dove avrebbe dovuto essere.
I parenti del suo padrone erano arrivati nel pomeriggio ma
lui era ancora incosciente.
La seconda notte fu molto più lunga, la sete lo stava
torturando. Il
mattino seguente non fu molto diverso, faceva caldo, la sete
era insopportabile, una signora, pensando che il padrone fosse
senza cuore per lasciare un cane sotto quel sole, si impietosì
e gli portò una ciotola d'acqua fresca. Era come rinascere,
così rinfrancato avrebbe potuto aspettare ancora per
giorni.
Erano passati tre giorni, il padrone non era in grado di comunicare,
qualcuno dei parenti si ricordò che il loro congiunto
aveva un cane e chiese ai vicini se ne sapevano qualcosa ma
nessuno ne sapeva nulla, da quando avevano ricoverato il loro
vicino, non l'avevano più visto, pensavano che qualcuno
se ne fosse occupato. Scattarono le ricerche.
Argo intanto era fiero di ciò che stava facendo, il
suo padrone sarebbe stato orgoglioso di lui, era rimasto dove
l'aveva lasciato e, dopo giorni di stressante attesa, lo stava
ancora aspettando senza mollare.
Nel tardo pomeriggio del quarto giorno, mentre stava riposando
accanto alla bicicletta, si vede avvicinare da un signore
che lo chiama per nome, non sa chi sia ma ha la sensazione
che voglia occuparsi di lui.
Non era solo, c'era altra gente con lui, molti si erano mobilitati
per cercarlo, fino a quando qualcuno aveva avanzato l'ipotesi
che dove era stato soccorso il padrone, poteva esserci anche
il cane. Avevano avuto ragione, Argo era li, era rimasto quattro
giorni in attesa del suo compagno. "Da bere, datemi da
bere", non poteva dirlo ma poteva farsi intendere e,
fortunatamente, fra i presenti qualcuno raccolse il messaggio
e provvide a dissetarlo.
Lo invitarono a salire su un'auto ma non si mosse, tentarono
di convincerlo insistendo ma lui si impuntò, fu persino
costretto a ringhiare per scoraggiare chi lo voleva aiutare
e non capiva quale fosse il suo vero problema. Infine capirono
che Argo non voleva allontanarsi dalla bicicletta ma purtroppo
nessuno era attrezzato per trasportare entrambi.
Un ragazzo presente, capita la situazione, si offrì
di portare a casa la bicicletta a piedi e si avviò.
Argo non ebbe dubbi su cosa fare, seguì il ragazzo
e la bicicletta senza indugiare, il padrone sarebbe tornato
a prenderla certamente e lui sarebbe stato lì ad aspettarlo.
Intanto all'ospedale il suo padrone aveva ripreso conoscenza
e prima ancora di chiedere cosa fosse successo chiese notizie
di lui, di Argo.
Entrambi avevano superato la brutta avventura senza gravi
danni ed ora erano tornati alla loro vita di sempre fatta
di reciproco affetto e conforto.
Non ne sono sicuro ma penso che, vissero felici e contenti
per altri mille anni.
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